N01 ANELLO NATURALISTICO DEI PREDATORI ALATI


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Manutenzione: Sezione CAI di Valstagna
Località di partenza: Sasso Stefani (Valstagna)
Dislivello totale: 1000 metri
Tempo totale: 7 ore soste escluse
Difficoltà: EE
Note: possibili difficoltà d'orientamente alla fine della salita.


DESCRIZIONE GENERALE L’itinerario è impegnativo per lunghezza e dislivello ma permette di attraversare alcune delle meraviglie naturali più significative dell’arco prealpino e, con un po’ di fortuna, di imbattersi in animali di grande fascino e molto interessanti dal punto di vista naturalistico. Tre inconsueti e straordinari predatori alati osano infatti abitare queste terre selvagge e poco frequentate, tra l’erba dei prati rocciosi o tra le vette strapiombanti: l’Aquila reale, la Mantide religiosa e l’Ascalafo.

CARATTERISTICHE TECNICHE Difficoltà: EE, impegnativo soprattutto per la lunghezza (circa 10km di sviluppo), il dislivello da superare su versanti ripidi e per la difficoltà di orientarsi al Col dei Carpenedi dove la traccia è meno distinguibile. Vi sono alcuni tratti moderatamente esposti ed alcuni ripidi dove è necessario aiutarsi con le mani che presuppongono una buona confidenza con l’ambiente montano, ma non sono necessarie conoscenze tecniche alpinistiche. Dislivello: 1000 m in salita ed altrettanti in discesa. Durata: 8-9 ore complessive per chiudere l’anello, comprese pause e ristoro. Note e suggerimenti: è consigliabile portarsi una torcia elettrica per i passaggi in galleria e dei bastoncini da trekking per ammortizzare la discesa. D’estate la salita iniziale è esposta al sole e ci si disidrata facilmente, è consigliabile salire con almeno di 1 litro d’acqua in borraccia. Indispensabile portare con sé una buona cartografia del sentiero (vedi allegato) ed è consigliabile un altimetro o un GPS di supporto.

L’ITINERARIO Lasciata l’auto presso il Parcheggio della contrada Sasso Stefani circa 3 km a Nord di Valstagna (VI), si imbocca tra le case della contrada il sentiero per “Escursionisti Esperti” 783 verso il Sasso Rosso (1). La salita è diretta fin dall’inizio con pochi tornanti e impone un passo calmo e regolare per poter affrontare tutti i 1000 m di dislivello fino al Sasso Rosso. Si inizia percorrendo una via lastricata di roìsi del Brenta utilizzata in tempi storici per accedere ai terrazzamenti più in quota, che si possono ammirare su entrambi i lati godendo di uno scorcio caratteristico della valle (2), dove la vite ha sostituito le tradizionali coltivazioni del tabacco.
A 323 m di altitudine si incrocia l’Alta Via del Tabacco in corrispondenza di uno dei più spettacolari muretti a secco (masiére) della valle qui eretto con rocce dolomitiche imponenti e alto più di 6 metri (3). Oltrepassata l’intersezione con l’AVT si prosegue nella boscaglia dove mano a mano che si sale i giovani fusti di carpino e faggio lasciano spazio a qualche pino silvestre, fino ad aprirsi in un’area di prati rocciosi molto ripidi (4).
Quest’area, così insolitamente aperta ed esposta al sole per una valle stretta come la Valbrenta, è molto interessante da un punto di vista naturalistico perché presenta una vegetazione in parte xerica, tipica di zone aride, racchiusa in un ambiente invece di tipo montano continentale. Questi prati aridi sono abitati anche da una fauna tipicamente xeroterma e con un po’ di spirito d’osservazione, da fine estate ad autunno inoltrato, è qui facile incontrare tra i fili d’erba il primo piccolo predatore alato del Sasso Rosso: la Mantide religiosa (Mantis religiosa) (5).
Da qui il sentiero prosegue passando sotto le antiche e strapiombanti scogliere fossili del Giurassico del Sasso Rosso verso un magnifico torrione di pietra che si erge solitario fino ad una galleria militare (Fig 6) che porta il sentiero sull’altro versante, che domina la profonda incisione carsica della Valgadena (Fig 7). Da qui vale la pena osservare il cielo e tendere le orecchie poiché non è raro sentire il grido altisonante dell’Aquila reale (Aquila chrysaetos) (8) e vederla librarsi in aria dal suo storico ed impervio nido della Valgadena. Da questo punto in avanti si lasciano i prati rocciosi e ci si addentra nell’antica faggeta dell’Altipiano dei Sette Comuni dove il sottobosco scompare ricoperto da un tappeto di foglie ramate verso il Col dei Carpenedi. E’ qui molto importante guardarsi attorno frequentemente e prestare attenzione alla segnaletica del sentiero, dipinta sui sassi o sugli alberi perché la traccia diventa qui meno riconoscibile (9) ed è facile perderla. Il rado sottobosco tipico delle faggete consente tuttavia di spostarsi all’occorrenza anche fuori dal sentiero seguendo ove possibile il crescente dislivello puntando verso la vicina vetta del Sasso Rosso fino ad intersecare uno dei numerosi sentieri che tagliano trasversalmente l’Altopiano in quota. Le difficoltà sono tuttavia compensate dall’incontro frequente con gruppi di camosci (Rupicapra rupicapra) e mufloni (Ovis musimon) nel fitto della boscaglia.
Prima di arrivare sull’Altipiano nell’ultima salita vale la pena di soffermarsi ad ammirare uno spettacolare affioramento lamellare di Rosso ammonitico (10), roccia carbonatica testimone dell’estinzione di un grande predatore marino del Giurassico: l’Ammonite, il fossile guida dal quale prende il nome e la cui impronta è ancora impressa in molte pietre dell’area.
Terminata la faticosa salita la pendenza diventa quasi piana e se si ha la fortuna di attraversare la faggeta ad Ottobre si potrà ammirare uno strepitoso arcobaleno di colori in cui ci si immerge completamente (11). Ricompare qui la segnaletica verticale che indica il Sasso Rosso riconoscibile fin dal fitto del bosco per l’ampio prato a pascolo, l’omonima casara e un’imponente installazione metallica (12). Dalla casara, punto più alto dell’anello escursionistico, si ripiega a Sud Ovest verso Valstagna seguendo il margine del bosco in cresta, oltrepassando la recinzione metallica (13) fino a lasciare i pascoli dell’Altopiano.
Prima di ritornare nella faggeta vale la pena fermarsi un attimo nel piccolo prato incolto punteggiato di cespugli di rosa canina per incontrare l’ultimo dei tre predatori alato: l’Ascalafo (Libelloides longicornis). Questo colorato insetto dall’aspetto di una libellula è in realtà un neurottero ascalafide che mostra tuttavia una spiccata convergenza evolutiva con le libellule (Fig 14) da cui si distingue però facilmente per la presenza di due lunghissime antenne a foggia di corna. A fine agosto è possibile ammirarlo mentre vola veloce e radente sull’erba per cacciare altri insetti, in questo piccolo prato da poco identificato come habitat dell’unica popolazione nota per il vicentino di questo rarissimo animale dalla biologia ancora pressoché sconosciuta.
Attraversato il prato incolto si raggiunge la croce commemorativa del Monte Cornone (15) dove ricomincia la boscaglia e si scende quindi sul sentiero 781 verso Valstagna, attraversando la faggeta fino ad una palestra di roccia (16). Superata la palestra si segue la segnaletica in direzione Mori e quindi all’altezza del Col Piangrande ci si immette sull’Alta Via del Tabacco verso le Caserette (segnaletica non CAI), splendido esempio di paesaggio terrazzato in quota e luogo di grandissimo interesse etnografico oggi in via di ripristino e riutilizzo (17). L’AVT oltrepassa quindi con un dolce dislivello il Col delle Ventidueore e poi la Val dei Bastioni (18) fino a incrociare di nuovo il sentiero 783 percorso all’andata che chiude l’anello riportando al Parcheggio di Sasso Stefani.

PER APPROFONDIRE Battiston R., Buzzetti F.M. 2012 - Segnalazione di insetti rari e termofili in Veneto: nuovi corridoi ecologici e strategie di colonizzazione in ambienti antropizzati (Reticulitermes lucifugus, Ameles spallanziana, Acrida ungarica, Libelloides longicornis). Natura vicentina. 2011(15): 85-94. Battiston R., Mocellin M., Signori P., Vivian C. 2009 - Guida ai fiori del Canal di Brenta. Museo Canal di Brenta: 96pag.